tratto da:
http://www.lagrandegioiosa.it/illustri.htm
Capostipite di una famiglia di veri artisti, Rocco Bruno Morizzi nacque a Tresilico, il 20 agosto del 1840, da Francesco e da For tunata Meduri. Studiò a Napoli, nel laboratorio del gran de Francesco Biangardi, dove imparò l'arte di scolpire il legno, il marmo, model lare la creta, la cartapesta e lavorare la tela olona. Venne a Gioiosa per eseguire il restauro della statua di Maria SS. del Carmelo, proprio nel periodo in cui lo scultore Gangemi da Cittanova lavorava presso la locale chiesa della Addolorata. Contrasse matrimonio con donna Letizia Rodinò, dalla qua le ebbe dodici figli, ma tre soltanto sopravvissero alle insidio se malattie che assillarono la Gioiosa fine '800: Gemma, Aurira e Annino. Si diede, con impegno e passione all'arte scultorea, produ cendo innumerevoli opere per molte chiese della Calabria (Roccella, Careri, Cirella, Scroforio, Quarantano, Fabrizia, Zurgonadio, Oppido, Tresilico, ecc.). Punto banalmente da una spina di rovo, mentre si recava a Tresilico per trovare i parenti, la non curata ferita andò in infezione procurando all'artista la morte per cancro cutaneo. Morì, il 4 novembre 1918. Tra le opere principali che lasciò nelle varie chiese di Gioiosa, ricordiamo: S. Lucia, S. Vito, S. Francesco di Paola, Sant'Anna, I Santi Cosma e Damiano, Gesù Redentore, ecc..
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Donna Gemma: figlia di Rocco Murizzi (scultore del legno) e Letizia Rodinò, nacque a Gioiosa J. il 27 gennaio 1896. Cominciò giovanissima a lavorare assie me ai propri genitori; ma, invece del legno, la brava artista, preferì modellare l'argilla, dalla quale riproduceva fedelmente i tratti somatici e le espressioni del viso delle sue creature. Sin da bambina quindi Donna Gemma si formò all'ombra della scuola casalinga, diretta dal padre. Piccola di statura, ma grande nell'arte della terracotta, non possedeva un vero bagaglio culturale, ma aveva il grande dono e la magia dell'arte e dell'inventiva.
I gioiosani la ricordano per il modo gentile con cui ella entrava in quasi tutte le famiglie, proponendo le sue meravigliose sculture di pastori (cciapópula), che sembravano animarsi e vivere di vita propria. Moltissime sono le opere che la bra vissima coroplasta ci ha lasciato; tra le più belle si piace ricordare: il "Ballo della tarantella", la "Maddamma al telaio" e "I tamburinari". Ma proprio dall'argilla, che per anni aveva accarezzato e plasmato - da quando, bambina, la rubava al padre - le venne il male. Circondata dall'affetto dei suoi cari, si spense lentamente il 17 novembre 1966, seguita, a un mese di distanza, dal marito, Giovanni Incorpora.
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